I genitori presentano una varietà di idee personali su come è meglio trattare coi figli in termini di regole; ci sono i sostenitori dei “no” e chi – al contrario – preferisce stabilire una relazione “amichevole” con il figlio. Occorre precisare che uno stile genitoriale adeguato varierà in funzione dell’età del figlio che presenta bisogni diversi a seconda della fase di sviluppo in cui è impegnato o all’eventuale occorrenza di eventi critici. Più in generale è possibile saperne di più sullo stile educativo più consono ad una buon educazione emotiva e sociale di un figlio e rintracciare tre stili ricorrenti nelle famiglie con diverse implicazioni: lo stile autoritario, lo stile autorevole e lo stile lassista.
Possiamo immaginarli come collocati su un continuum nel quale si passa da un estremo di rigidità e intransigenza ad un altro caratterizzato da assenza di guida dunque contenimento. Il proprio stile genitoriale è direttamente influenzato da quello ricevuto come figli e dall’idea che ci siamo fatti di questa esperienza. Possiamo scegliere di portare nel nostro zaino delle cose che abbiamo esperito e che ci sono piaciute come lasciarle a casa e provare a fare diversamente se non all’opposto. Con queste premesse operiamo delle scelte nella misura da adottare anche sul piano delle regole.
Lo stile autoritario è tipico di quelle situazioni, come accennato, caratterizzate da una rigidità difficile da modificare. Ci sono imposizioni più che spiegazioni e non è consentito trasgredire con la conseguente pena di severe punizioni. I figli nel tempo iniziano a nutrire insicurezza circa la propria adeguatezza, diventano man mano giudici severi di sé stessi, tendono ai disturbi dell’ansia e dell’umore, si sentono dipendenti dagli altri mettendo in dubbio la propria capacità di autonomia, hanno difficoltà a stabilire dei rapporti sociali gratificanti.
All’estremo opposto troviamo lo stile lassista. In questo caso le regole sono assenti, instabili, incoerenti. I figli sentono che devono imparare a regolarsi da soli ed è per questo che qui troviamo spesso adolescenti devianti e dipendenti da sostanze. I limiti che si sperimentano nelle regole sono non solo protettivi, ma anche un indicatore per il figlio di attenzione, di amore e di cura. Mi capita spesso di sentire dai miei pazienti come tanta libertà abbia fatto sentire anche solitudine e trascuratezza; dunque anche questa modalità nutre insicurezza e dubbi sul proprio valore personale.
Infine, lo stile che risulta essere il più adeguato è quello autorevole: le regole ci sono, sono coerenti, stabili, vengono motivate e sono capaci di flessibilità perché non perdono di vista il contesto e il livello di sviluppo del figlio. I figli hanno la possibilità di esprimere il proprio vissuto e punto di vista. Questo accresce competenza sociale e autonomia, ci sono le basi per una buona autostima e un senso di maturità e responsabilità. Come dire, al solito, “in medio stat virtus”.