Accanto all’attrazione fisica e al motore della sessualità, ci sono spinte meno visibili ma fortemente motivanti quali il mandato familiare e gli antichi bisogni personali.
Per mandato si intende quei compiti più o meno espliciti assegnati dalla famiglia ad ogni membro che riguardano ruoli da ricoprire e scelte da fare. Queste ingombranti aspettative appaiono comprensibili se guardate in un’ottica di storia familiare e dei miti che nel tempo vengono ereditati. L’influenza di questo aspetto nella selezione del partner dipende molto dal livello di indipendenza psicologica raggiunta dalla famiglia, per cui, ad esempio, essere in soggezione rispetto ai genitori significa compiacerli, così come anche cercare di conquistare una propria autonomia con la ribellione e la distanza comporta scegliere per opposizione, in cui ritroviamo comunque la perdita di libertà in quanto scelta condizionata. Rispetto al livello dei bisogni personali, diciamo che tendiamo a scegliere quel partner che sembra possedere degli aspetti di personalità compensatori alle proprie presunte lacune. Questo ha a che fare con la possibilità di evolversi per mezzo del legame d’amore, non solo in termini di trasmissione genetica del proprio patrimonio e di sussistenza di una stirpe ma anche in termini più propriamente individuali come se nascesse l’aspettativa che accanto all’altro che colma le mie mancanze, anch’io potrò imparare a essere come non sono riuscito o non mi sono consentito ancora.
Abbiamo tutti una personalità caratterizzata da aspetti che mostriamo ed esponiamo con una certa facilità, quelle caratteristiche con cui solitamente ci presentiamo agli altri, potremmo dire il nostro biglietto da visita, perché questa è la rappresentazione di noi stessi che abbiamo visto essere più notata e riconosciuta dagli altri. Ma accanto a questa parte ne abbiamo un’altra per così dire, nascosta, celata, timorosa, che non si esprime o raramente, che si fa sentire ma non si manifesta apertamente, che fa i sintomi e il bisogno che si cela anche nella scelta del partner. Il bisogno è così quella parte di noi “malnutrita”che deleghiamo all’altro, diverso ma complementare. Ecco che, nelle coppie, troviamo spesso uno che incarni l’indipendenza e l’autonomia e l’altro la dipendenza e la ricerca di vicinanza, uno la razionalità e il controllo, l’altro l’emotività e il discontrollo, uno il senso del dovere e di responsabilità, l’altro il gioco, la leggerezza e il piacere, e così via.
Il punto è che queste differenze possono essere un motore di crescita personale se si impara però a farle anche un po’ proprie anziché depositarle solo nell’altro. Altrimenti, come osserviamo spesso in terapia di coppia, accade che – nel tempo – proprio quello che fu allora di attrazione diventa motivo poi di distanza ed incompatibilità.