Gli effetti dei cambiamenti climatici sono evidenti non solo a livello ambientale, attraverso l’innalzamento della temperatura media, l’acidificazione delle acque, la salinizzazione del suolo e lo scioglimento dei ghiacciai (per citare alcuni esempi), ma anche a livello di salute pubblica.
La consapevolezza da parte dei cittadini dell’impatto ambientale dovuto ai cambiamenti climatici si è notevolmente rafforzata, merito (soprattutto) dello “scuotimento d’anime” generato dalla giovane attivista Greta Thunberg, sia sui più giovani che negli adulti, ma ancora tanto lavoro aspetta agli scienziati e alle persone coscienti per aumentare la cognizione delle persone su quanto incidono negativamente i cambiamenti climatici sulla salute.
Nell’ultimo rapporto pubblicato da The Lancet Countdown (2021) è stato stimato che in almeno 1000 città europee si verificano morti premature e malattie a causa dai cambiamenti climatici. Ma qual è la correlazione tra questi casi e i cambiamenti climatici? L’inquinamento atmosferico è provocato dalla presenza di particelle sospese nell’aria, tra le quali le più dannose per la salute umana sono le PM2,5 (particolato fine) e dal biossido di azoto (NO2). In Italia, il 54% del PM2,5 proviene dal riscaldamento e dagli allevamenti intensivi, mentre il NO2 deriva in gran parte dai trasporti. Brescia e Bergamo hanno il primato (negativo) per l’alto contenuto di PM2,5, Torino e Milano per la quantità di NO2. Nel Bel Paese vi sono, ogni anno, 13000 morti premature a causa dell’inquinamento atmosferico, in Europa si contano in totale 51900 morti premature.
Da questi dati possiamo comprendere che in Italia il problema sussiste ed è anche molto grave e più grave rispetto agli altri Paesi Europei. Proviamo ad analizzare il problema e capire perché proprio in Italia questi dati allarmanti. Le principali sorgenti di inquinamento atmosferico sono rappresentate dagli autoveicoli, industrie (chimiche e raffinerie), impianti di riscaldamento, inceneritori e termovalorizzatori, discariche, concimi e fertilizzanti usati nell’agricoltura convenzionale. Dagli autoveicoli circolanti proviene circa il 50% delle emissioni inquinanti atmosferiche (in Italia si contano 625 automobili per ogni 1000 abitanti). Questi comportamenti determinano un incremento della temperatura media annuale. Negli ultimi venti anni la mortalità causata dalle ondate di caldo è aumentata più del doppio nelle persone con età superiore ai 65 anni.
È stata riscontrata una correlazione tra PM2,5 e infarto del miocardio, ipertensione, blocco cardiaco, aritmie, patologie cardiovascolari, broncopneumopatia cronica ostruttiva e il cancro al polmone. L’inquinamento atmosferico è stato classificato come fattore cancerogeno dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (Iarc). Il particolato PM2,5 sembra essere associabile, inoltre, alle malattie non trasmissibili (MNT) quali diabete, calo delle funzioni cognitive, deficit dell’attenzione e patologie neurodegenerative come la demenza senile. L’inquinamento da PM2,5 potrebbe essere correlato anche alle nascite premature e al calo ponderale alla nascita ed essere responsabile della sindrome della morte infantile improvvisa. Da un’attenta valutazione dei dati pubblicati nello studio non possiamo esimerci dal considerare che, oltre ad avere una diminuita qualità di vita a causa dei cambiamenti climatici, la società è coinvolta anche in termini di perdita della produttività e del maggiore costo sanitario da sostenere.