La diagnosi di autismo, anche se non molto frequente, interessa un gran numero di famiglie. Al momento non si conoscono esattamente quali siano le cause, ma vi è accordo tra gli studiosi nel sostenere una multifattorialità alla base del disturbo. L’interazione tra geni e ambiente gioca un ruolo rilevante nella manifestazione dei sintomi, anche se poco si conosce riguardo quali fattori ambientali potrebbero innestarsi sulle vulnerabilità genetiche individuali. L’ampia variabilita’ dei sintomi e la severita’ degli stessi impone la delineazione di un profilo individuale multidimensionale quanto piu’ precoce possibile, per garantire un intervento mirato sulle specifiche caratteristiche del bambino. Questo permettera’ di evidenziare non solo le criticità, ma anche le potenzialità del piccolo paziente che diverranno la base sulla quale costruire il progetto terapeutico-riabilitativo. Quindi, chi meglio di un genitore puo’ svolgere il ruolo di attento osservatore di quei precoci segnali che potrebbero essere rivelatori di autismo? I genitori sono chiamati a essere attenti alla sfera della reciprocità sociale ed emotiva del proprio bambino fin dai primi mesi di vita, anche se rimane di fondamentale importanza, per non destare allarmi ingiustificati, consultare un esperto in caso di dubbio.
Nonostante la diagnosi di autismo rimanga, e ben si comprende, un evento particolarmente doloroso per un genitore, oggi a supporto del bambino e della famiglia troviamo vari metodi, per lo piu’ di natura cognitivo-comportamentale, che si sono rivelati efficaci nel contenere le problematiche caratteristiche della sindrome e nel coinvolgere attivamente la famiglia. Tutti i metodi che di seguito sono presentati propongono di coinvolgere in maniera massiccia la famiglia. Nello specifico, il Denver Model è un modello di presa in carico per bambini con autismo in età prescolare, si basa sull’”approccio evolutivo” centrato sul bambino per favorirne l’iniziativa, la motivazione e la partecipazione.
Le famiglie devono essere a capo del trattamento e gli obiettivi devono essere individualizzati e focalizzati sulla disabilità sociale. La TED Therapy si propone di favorire, attraverso l’interazione con gli operatori, le capacità funzionali del bambino incoraggiandone le iniziative in un clima di tranquillità, disponibilità e serenità. Il metodo ABA propone di lavorare sulla modifica di alcuni comportamenti “problema” con l’obiettivo di preparare il bambino a stare con gli altri coetanei e a migliorarne la qualita’ della vita. Alle sperimentazioni che hanno dimostrato efficacia con tecniche di rilassamento eun lavoro sulle emozioni con gli adolescenti autistici si suggerisce una integrazione ai metodi classici.
Molto coinvolgente è la lettera di una mamma alle altre mamme con bambini autistici che scrive: “Oggi mio figlio ha fatto passi da gigante…ma mio figlio ha ancora bisogno di aiuto, perché prima di tutto dobbiamo accettare il fatto che lui abbia bisogno di aiuto per essere pronte a combattere la battaglia. E anche se non vinceremo, sapremo di aver fatto di tutto per riuscirci.”