Raggiungere un ottimo livello di autostima e di forte connessione con se stessi presuppone un atteggiamento di amorevole gentilezza nei confronti di se stessi e un legame di affiliazione alla propria persona: elementi preziosissimi per una sana e buona relazione con se stessi, con la parte più intima e profonda di sé.
La sicurezza di ciò che si è e di ciò che si può, delle proprie risorse ma anche delle proprie vulnerabilità, ci rende liberi. In che modo? Quando ci sentiamo e poi siamo effettivamente sicuri, siamo liberi di navigare anche nel mare aperto della vita, certi di riuscire a mettere in campo tutto quanto ci è possibile per “salvarci”.
Tuttavia, l’autostima non è un corredo che ci portiamo necessariamente dalla nostra storia. Infatti, si sceglie di diventare sicuri di chi si è e delle proprie potenzialità. Dunque, una scelta consapevole, come tassello per evolvere nella direzione del proprio bene-stare. Allora, quando si deve svolgere un lavoro per raggiungere una buona autostima, da che parte si comincia?
Oggi, tra le psicoterapie di terza generazione, esiste quella che si chiama “Compassion Focused Therapy”, letteralmente: “Terapia basata sulla Compassione”. In psicologia, per “compassione” s’intende la capacità di esprimere e di riferirsi alle emozioni intense, dolorose e difficili in modo accettante. Dunque, presuppone un nuovo atteggiamento rispetto a se stessi: più gentile e autovalidante verso i propri contenuti emotivi e personali. In generale, attraverso tale terapia e tecnica, si impara a comprendere il dolore e ad essere sensibili di fronte alla propria sofferenza unitamente al desiderio di alleviarla.
La sicurezza ed ogni desiderio di bene verso se stessi fanno parte di un processo sempre in divenire e di costruzione, in cui tu sei il protagonista e solo tu puoi accedere al tuo “teatro interiore” con cura e amore.