Negli ultimi anni il concetto di sicurezza alimentare è entrato a far parte del lessico quotidiano come la garanzia di consumare alimenti, bevande ed acqua non pericolosi per la salute umana dal punto di vista microbiologico.Questo, però, non è l’unico parametro da considerare al fine di stabilire se la sicurezza alimentare è o non è presente. La riduzione progressiva della biodiversità delle specie coltivate ed allevate in agricoltura, ad esempio, rappresenta un pericolo per la sicurezza alimentare dato che rende le piante e gli animali più vulnerabili a malattie epidemiche [1]. La parola «biodiversità» fu usata per la prima volta dall’entomologo Edward O. Wilson nel 1986 e la definizione fu sviluppata durante la «Convenzione sulla diversità biologica» sottoscritta a Rio de Janeiro nel 1992. Negli ultimi cinquant’anni, l’uomo ha cambiato il naturale processo dell’ambiente a causa del suo crescente fabbisogno alimentare/energetico, ad una velocità tale da provocare una drastica riduzione della variabilità biologica osservabile in natura [2].Questo meccanismo si è verificato anche in agricoltura: dal momento in cui l’uomo ha avviato il processo di domesticazione delle specie di interesse agricolo (circa 10.000 anni fa), ha innescato il fenomeno della semplificazione della biodiversità.
Attraverso la selezione artificiale, selezionando solo le piante e gli animali con determinati caratteri, ha fatto in modo che essa risultasse geneticamente identica nel tempo [3]. Sebbene tale fenomeno sia stato inizialmente condotto in modo inconsapevole, oggi a causa dell’alta domanda del mercato, si nota una forte pressione produttiva la quale ha generato ancora più impoverimento genetico.
Tali difficoltà hanno fatto sviluppare una serie di iniziative volte a salvaguardare la biodiversità, sia a livello ambientale che agricolo. Ad esempio, la conservazione in situ che permette la tutela di una specie nel suo ambiente originario; la conservazione ex situ volta a salvaguardare la specie all’interno di strutture specializzate, come le banche dei semi.
Nonostante sia difficile poter decidere liberamente ciò che comprare al supermercato, quello che è possibile fare è cercare di informarsi per poter scegliere prodotti alimentari ottenuti da pratiche agricole più sostenibili possibile. Sarebbe auspicabile acquistare prodotti che non siano stati sottoposti ad un numero eccessivo di trattamenti chimici e non provengano da luoghi geograficamente troppo lontani dal nostro (anche l’impatto ambientale del cibo ha un’importanza rilevante). Un altro aspetto da tenere in considerazione quando si acquista carne e pesce è di assicurarsi che sia stato rispettato il diritto al benessere animale.
Note bibliografiche:
[1]Antonella Canini, «Biodiversità», Carocci Editore, Anno 2010.
[2]www.minambiente.it/pagina/biodiversita
[3]www.isprambiente.gov.it/it/temi/biodiversita/argomenti/benefici/servizi-ecosistemici
[4]Simone Valeri, «La biodiversità di interesse agricolo: cause di perdita e prospettive di salvaguardia», Rivista di Agraria.org, Rivista online di agricoltura, zootecnia, ambiente, http://www.rivistadiagraria.org, 1 Novembre 2017