Con l’arrivo dell’estate chi di noi non sogna di trascorrere una bella vacanza al mare, in montagna o in viaggio per i paesi più lontani per “staccare la spina” dopo aver accumulato stress e tensioni durante tutto il resto dell’anno?
Insieme ai nostri adorati compagni di viaggio non dobbiamo dimenticarci dell’ospite più importante, che non ci lascerà mai per tutto il giorno: il sole. Può rivelarsi un prezioso alleato o un acerrimo nemico, tutto sta nel saperci proteggere con la giusta dose di buonsenso, scienza, alimentazione e integrazione.
Premesso che il “gold standard” della fotoprotezione è non esporsi affatto, la stragrande maggioranza delle persone adora i bagni di sole, specialmente, purtroppo, durante le ore più calde, cosa estremamente rischiosa per la salute. Il sole è sicuramente un toccasana, sia per l’umore che per la sintesi della vitamina D, la quale aiuta a fissare il calcio nelle ossa e rinforza il sistema immunitario. Per garantire questi benefici basta però una semplice esposizione ai raggi solari di 10-15 minuti al giorno di circa il 15% della superficie corporea. Quindi se annaffiate le rose in bermuda e maglietta per un quarto d’ora avete già fatto il “pieno”! Inoltre chi soffre di vari tipi di dermatosi (dermatite seborroica, atopica, psoriasi ecc…) dopo qualche giorno di mare sta già meglio, così come gli allergici e gli asmatici, che non sono più esposti agli allergeni contenuti nei pollini o nella polvere. Tuttavia, anche una leggera “overdose” di sole può rivelarsi estremamente dannosa sia nell’immediato (eritemi, allergie solari, scottature, disidratazione) che nel lungo periodo (photoaging, cloasma gravidico, discromie cutanee, comparsa di nei e macchie solari, fino a varie forme di tumori cutanei – cosa che la fotoprotezione si prefigge di contrastare).
Come “armarsi”?
Innanzitutto bisogna saper riconoscere il proprio “fototipo”: combinando cioè colore dei capelli, incarnato e occhi più alcune caratteristiche cutanee (presenza di efelidi, tendenza a scottarsi ecc…), possiamo conoscere quanto “sopportiamo” in termini di fotoesposizione e scegliere gli schermi solari più adatti. Esistono 6 fototipi: si parte da un incarnato chiarissimo, occhi chiari , capelli rossi e lentiggini (fototipo 1, che dovrebbe assolutamente evitare di esporsi se non con protezione totale e nelle ore meno calde) fino ad un incarnato molto scuro, occhi e capelli neri e nessuna tendenza a scottarsi (fototipo 6 che per le prime esposizioni può utilizzare un fattore di protezione solare – FPS – 30, al di sotto del quale è bene sempre non scendere, a meno che no stiamo all’ombra o finché non si ottiene una discreta “tintarella”).
Importantissimo applicare le creme solari almeno mezz’ora prima di uscire (e non come si vede spesso spalmarsi lo schermo solare sotto l’ombrellone e magari tuffarsi subito in acqua) e su tutta la superficie corporea, non trascurando assolutamente le orecchie, le spalle, le labbra, il viso, i piedi e soprattutto, se non si ha una chioma bella folta (su cui almeno sruzzare un fattore 15), il cuoio capelluto che, in caso di calvizie, deve essere protetto più di ogni altra parte. Le creme, gli spray, gli stick (scegliete pure quello che preferite, non c’è grande differenza in termini di efficacia) devono garantire una protezione UVB (i raggi ultravioletti di tipo “B”, quelli che causano scottature ed eritemi) ed UVA (quelli più insidiosi, che penetrano più a fondo nel derma e causano alterazioni al DNA, potendo causare futuri danni, anche gravi, alla cute), vanno applicati almeno ogni 2-3 ore, e dovrebbero essere almeno resistenti all’acqua e al sudore. Chiaramente dopo un bagno di un’ora è obbligatorio riapplicare la protezione. Il numero che spesso si vede scritto sulle confezioni indica esclusivamente il grado di protezione dagli UVB. Purtroppo per gli UVA non c’è ancora un metodo scientificamente accettabile e standardizzato, quindi assicuriamoci che sulla confezione ci sia scritto “UVB and UVA protection”. In genere è consigliabile cominciare con una protezione 50+ per i fototipi da 1 a 3, i bambini e le donne in gravidanza e una 30 per i fototipi restanti, anche se hanno la pelle molto scura o addirittura nera (non è infrequente infatti che chi ha la pelle nera si scotti ugualmente e ricordiamoci che gli UVA non si “sentono” ma si fanno “sentire” negli anni).
Non basta coprirsi! Spesso gli indumenti, così come tutti i tessuti, compreso l’ombrellone, non garantiscono una protezione adeguata. Un metodo empirico per verificare la schermatura di un tessuto è guardarlo in controluce. Alcuni paesi hanno immesso in commercio degli speciali indumenti che sono dei veri e propri schermi solari, registrati come dispositivi medici, oltre a raccomandare l’uso di creme solari. L’alimentazione è come sempre un pilastro del benessere: prediligiamo molta frutta e verdura, sempre rigorosamente di stagione e beviamo molto, integrando magari con prodotti che contengano betacarotene, astaxantina (carotenoide antiossidante antiradicali liberi), vitamine C ed E, selenio, licopene, omega 3.