L’85% dei 26.000 cittadini coinvolti in una consultazione pubblica, promossa dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, considera importante conoscere l’origine del grano e del riso. Le informazioni da riportare sono: il paese di coltivazione, lavorazione e confezionamento del riso e il paese di coltivazione e molitura del grano. Se queste fasi avvengono nel territorio di paesi diversi, a seconda della provenienza, le diciture da usare sono:
Paesi UE;
Paesi NON UE;
Paesi UE e NON UE.
Il ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Maurizio Martina e il ministro dello sviluppo economico Carlo Calenda (i due promotori dei decreti) sono soddisfatti del risultato ottenuto, perché in questo modo si andranno a rafforzare le filiere della pasta e del riso, importanti traini dell’agroalimentare nostrale. Non tutti però sono dello stesso avviso. Per esempio, L’AIDEPI (Associazione delle Industrie del Dolce e della Pasta Italiane) ha presentato ricorso al TAR del Lazio contro i decreti emanati.
Il Presidente Felicetti dell’AIDEPI ha dichiarato che “I Decreti rischiano di far credere al consumatore che ciò che conta per una pasta di qualità è l’origine del grano”. Il Presidente della Barilla, Paolo Barilla, ha aggiunto che “solo il 10% del grano italiano è di qualità eccellente, il 50% è di qualità media e il restante è insufficiente a garantire la qualità di purezza e contenuto proteico richiesti per la pasta […] il Decreto sull’etichettatura è una forzatura, perché c’impone di usare quel grano”.
L’obiettivo dei decreti non è di obbligare all’uso di uno specifico tipo di frumento e di risone, se mai di salvaguardare la produzione del “Made in Italy”. Al momento, però, la materia prima italiana non riesce a raggiungere la quantità richiesta dalla grande distribuzione ed è più costosa di quella straniera, fattori che influenzano i pastai nello scegliere frumento e risone straniero (nonostante essi siano sottoposti ad un maggior numero di trattamenti chimici). Con l’entrata in vigore di questi decreti, i consumatori potranno finalmente leggere l’origine dei prodotti che comprano e fare liberamente le loro scelte e considerazioni.
Sitografia:
Nel caso del grano duro, inoltre, se è coltivato almeno per il 50% in un solo Paese, ad esempio in Italia, si potrà usare la frase “Italia e altri Paesi UE”, altrimenti “Italia e Paesi NON UE”. Se le fasi di produzione del riso avvengono tutte nello stesso Paese, ad esempio in Italia, si potrà scrivere “Origine del riso: Italia”.
Da metà febbraio 2018 sarà obbligatorio, per tutti i produttori di pasta e riso, riportare il paese o i paesi d’origine del grano e del riso in etichetta.