Una cosa è chiara: il lockdown causato dall’epidemia di Covid-19 ha preso tutti alla sprovvista causando un brusco cambiamento nelle abitudini e nei consumi. In farmacia, dopo un’ iniziale fase di smarrimento, dovuta anche al diverso modo di rapportarsi con l’utenza da parte del farmacista (mascherine, occhiali, guanti, obbligo di distanza e disinfezione continua delle mani, servizio attraverso barriere di plexiglass o, addirittura, a battenti chiusi attraverso una finestra) si é assistito nei mesi successivi ad una graduale stabilizzazione e riassortimento delle vendite, che nei primi tempi erano concentrate quasi esclusivamente sui farmaci salvavita, disinfettanti, mascherine e guanti (e incredibilmente tinture per capelli!). Molti farmacisti si sono prodigati, inoltre, ad allestire in laboratorio molti presidi antisettici, come gel disinfettanti, spray, alcol diluito per mani e superfici, scegliendo e potenziando l’opportunità galenica che da sempre ci é offerta ma troppo spesso trascurata.
Integratori e antistaminici ai primi posti.
Tralasciando le mascherine, i farmaci da banco più acquistati finora (in questo caso si parla del primo semestre dell’anno) sono antistaminici, integratori della flora batterica contro la stitichezza, chewing gum per smettere di fumare e solo uno per trattare i sintomi del raffreddore mentre, nel 2019, nella top 10 apparivano tre farmaci utili a curare raffreddore e sintomi influenzali. A trainare le vendite sono anche gli integratori, per i quali si era già registrato un sensibile aumento da aprile.
Per quanto riguarda i farmaci da prescrizione é l’idrossiclorochina, un farmaco usato nel trattamento di artrite reumatoide e LES (lupus eritematoso sistemico) quello che ha avuto maggiore aumento d’utilizzo (variazione pari al 4,662%) durante i momenti più critici nel nostro Paese della pandemia (tra febbraio e maggio 2020), per poi calare drasticamente a maggio, quando l’AIFA ne ha sospeso l’autorizzazione all’utilizzo per il trattamento dei pazienti risultati positivi al coronavirus. La sospensione è avvenuta, citando le parole di AIFA, a causa di un “un aumento di rischio per reazioni avverse a fronte di benefici scarsi o assenti”. I malati cronici del nostro Paese inoltre, più a rischio di contrarre il virus, sono stati messi nelle condizioni di doversi spostare il meno possibile durante il lockdown grazie al prolungamento dei piani terapeutici esistenti e alle ricette dematerializzate.
Anche i piani per l’assistenza integrativa a carico del SSN (diagnostici e aghi per misurare la glicemia, aghi iniettori per insulina, sacche e placche per colostomia/urostomizzati etc.) sono stati dematerializzati. Adesso per poter ritirare gratuitamente farmaci di fascia A e presidi basta presentare in farmacia i codici ricetta e/o il codice fiscale: il farmacista provvede a stampare il cartaceo e applicarvi i bollini autoadesivi per il rimborso snellendo oltremodo le procedure sia per medici che per i pazienti. In farmacia inoltre si possono prenotare anche le visite mediche con ricetta elettronica senza dover chiamare il CUP, che da mesi é congestionato, oltre ad altri servizi già attivi prima del lockdown (ad esempio holter cardiaco/pressorio, autoanalisi su sangue capillare di glicemia, colesterolo, trigliceridi etc.). Le principali patologie per cui i report hanno analizzato l’andamento degli acquisti diretti in farmacia sono: diabete, affezioni del sistema cardio-circolatorio e ipertensione, dislipidemie, demenze, psicosi, ansia e depressione, epilessia, Parkinson, patologie respiratorie, osteoporosi, patologie della tiroide.
Secondo i dati ci sarebbe stato un incremento negli acquisti a marzo, quando le persone hanno acquistato di più per poter avere una scorta di medicinali in previsione del periodo di lockdown, tendenza che è andata poi normalizzandosi nei mesi successivi.
Fonti: AIFA, ADNkronos, ANSA, il giornale del Farmacista Online.