di Giulia Napolitano, erborista e biologa della nutrizione
“Il nostro intestino è la chiave della nostra felicità”: se ci avessero presentato così questa parte del nostro sistema digerente, sicuramente lo avremmo amato di più e ce ne saremmo presi cura più volentieri. Invece da quando abbiamo iniziato a studiare il corpo umano a scuola, ci hanno instradato verso una visione molto meccanicistica di quest’organo: è quella parte anatomica volta all’estrazione e all’assorbimento dei nutrienti. In realtà da qualche decina di anni gli studi di settore sono andati avanti molto velocemente, riconoscendo al nostro intestino moltissime capacità sorprendenti, tra cui quella di poter fungere da “secondo cervello”.
La chiave anatomica
Guardando una rappresentazione del nostro intestino tenue possiamo subito notare la somiglianza con un altro organo: il cervello. Entrambi, infatti, hanno creste e villi, circonvoluzioni particolari che hanno un’unica funzione: ottenere una superficie molto ampia in un minimo spazio. È nella sua particolare conformazione che sta il potere del nostro intestino: è formato da un unico tubo con diversi strati concentrici, ognuno dei quali gli permette di svolgere le sue funzioni. Avremo quindi sia strati di mucosa e di muscoli (per la parte meramente meccanica), che reti estese di neuroni e agglomerati di cellule del sistema immunitario.
Il Secondo Cervello
Da qualche anno si sente parlare molto spesso di questo tema, ma per moltissimo tempo è stato un argomento quasi tabù! Questa reticenza nell’accettare che il nostro cervello cranico non fosse l’unico esistente deriva dalla struttura gerarchica che, per anni, ha rappresentato il nostro sistema nervoso. In questa visione standard abbiamo due sistemi: quello somatico che risponde alla volontà del cervello per muovere articolazioni e muscoli e per prendere informazioni sensoriali dalla periferia e quello autonomo che regola le parti involontarie, ma che è comunque controllato dal cervello. In questo sistema i nervi che vanno dal cervello alla periferia o viceversa non si incontrano mai se non nel sistema nervoso centrale. C’è quindi sempre stata una gerarchia: il cervello è il “boss” e i nervi periferici sono le sue sentinelle. In questo quadro, l’intestino veniva raggiunto dai nervi periferici ed era quindi uno degli organi controllati dal cervello ma con gli anni si è visto che questa cosa non era sempre vera! Infatti il nostro intestino presenta una fitta rete neurale (che si colloca tra gli strati concentrici che dicevamo) che ha una particolarità: molti di essi non sono collegati al sistema nervoso centrale! In pratica il nostro intestino può elaborare autonomamente risposte adatte in base a stimoli prelevati in maniera indipendente dai suoi recettori. È per questo motivo che, essendo a tutti gli effetti un elaboratore di risposte neurali (come lo è il cervello) è considerato un secondo cervello.
Felicità… di pancia!
Dagli anni Ottanta si è fatta una scoperta rivoluzionaria che vede una sostanza con grandi effetti sull’umore come neurotrasmettitore intestinale: la rinomata serotonina.
Tutti conosciamo – in maniera diretta o indiretta – l’effetto della molecola denominata “serotonina”, la molecola del piacere. In particolare, essendo coinvolta con il meccanismo del piacere e della felicità, la sua carenza determina stati depressivi e fin qui nulla di sconvolgente, se non che, il 95% della serotonina viene prodotta a livello intestinale!
Recentemente questi studi sono andati avanti e hanno portato alla creazione di una branca della scienza che si occupa prevalentemente di questo legame esistente tra cervello intestinale e cervello craniale in modo da evidenziare l’esistenza del cosiddetto “asse intestino-cervello” che regola diverse funzioni e tra queste anche il nostro umore.
Risposte primitive ed emozioni.
Per capire questa reciprocità esistente tra emozioni e intestino, è necessario esplorare i meccanismi primitivi del nostro organismo: immaginiamo di essere un uomo primitivo che vede nella foresta un leone: scappare è la priorità assoluta! Per fare questo tutto il sangue deve andare ai muscoli e quindi viene richiamato dallo stomaco e dalle altre sedi; contemporaneamente dobbiamo essere veloci nel correre e quindi liberarci dal peso delle nostre feci e della nostra urina. L’attività di assorbimento che, invece, avviene nel tenue continua perché necessaria a fornire energia al corpo. La stessa situazione verrà messa in atto, nell’uomo moderno, di fronte ad uno stress di tipo psicologico, che può essere un banale colloquio di lavoro o un esame universitario. Questo avviene perché il nostro organismo è incapace di distinguere i due stimoli – psicologico o fisico – e da’ per entrambi la stessa risposta.
Il microbiota
Un altro aspetto interessantissimo per il nostro intestino e il nostro umore è proprio la popolazione batterica intestinale, nota come microbiota. È un insieme di batteri, lieviti e funghi che vivono in maniera simbionte col nostro organismo, svolgendo numerosissime funzioni: dalle difese immunitarie alla produzione di vitamine. Generalmente ci occupiamo della nostra flora batterica solo quando il nostro intestino manifesta dei disturbi, ma recenti studi mettono in correlazione la presenza di un buon microbiota con un benessere psicologico. È stato visto, infatti, che persone affette da depressione, ADHD, malattie dello spettro autistico e varie malattie psichiatriche abbiano una flora batterica non ottimale. Sembra che anche le malattie neurodegenerative, come la Sclerosi Multipla, rispondino in maniera molto positiva all’uso di fermenti lattici selezionati. In conclusione, migliorando lo stato di salute intestinale e liberandoci da disbiosi, colon irritabile, gonfiori e simili, possiamo incrementare davvero il nostro benessere psicologico e agire positivamente non solo sul tono dell’umore, ma anche sullo stato del nostro sistema nervoso! La felicità è veramente a portata di cibo!