L’essere umano ha un suo “orologio interno” ma spesso fatti esterni compromettono questa meccanica: orari irregolari, ritmo di vita intenso e sottoposto a forte stress, obblighi professionali e privati, esposizione tardiva a fonti luminose come tablet, cellulare, tv, preoccupazioni, ansie e timori turbano la sincronia del nostro orologio interno determinando disordini nell’organismo.
Molto spesso la difficoltà nel dormire deriva dall’ipervigilanza: una condizione che sbarra la strada al sonno sia essa cognitiva (quindi i pensieri) o che derivi dal funzionamento stesso del sistema nervoso autonomo ma anche da tutti i nostri parametri fisiologici è spesso causa della scarsa qualità del nostro sonno. Ma dormire bene è una priorità nella nostra vita: una scarsa qualità del sonno può causare sonnolenza e pericolo per sé e per gli altri, conseguenze in termini di apprendimento e in generale una qualità della vita molto compromessa.
“Lo spazio in cui dormiamo è importante per sentirci al sicuro e protetti”.
Anche se il nostro orologio biologico è automatico abbiamo comunque la responsabilità di mantenerlo puntuale. Di sera possiamo per esempio diminuire l’esposizione alla luce dai 30 ai 60 minuti prima di coricarci e preferire luci di colore arancione migliori per indurre al sonno. La giusta ambientazione, un materasso comodo e dettagli che ci possono aiutare a rendere tutto ciò che intorno a noi è accogliente sono un primo passo.
“Le cattive abitudini serali non ci aiutano ad andare verso un sonno quieto”.
Tra le cattive abitudini della nostra società spicca l’eccessivo utilizzo dei dispositivi elettronici (soprattutto cellulari, pc e tablet) soprattutto a tarda sera. Questa esposizione a un segnale luminoso di risveglio durante le ore notturne turba il nostro orologio biologico, la nostra capacità di addormentarci rapidamente come pure la nostra facoltà di beneficiare di un sonno di buona qualità causando alla fine uno sfasamento del nostro orologio interno. La notte deve essere un momento di disconnessione, una pausa di interruzione totale rispetto al mondo esterno.
“Per dormire meglio occorre imparare a respirare meglio”.
Il sonno non è un atto volontario, non si può farlo arrivare, si può essere però sufficientemente rilassati per accoglierlo. Provare ad ogni costo di dormire non fa altro che aggravare il problema. Questo verbo di azione traduce lo sforzo che si farà per dormire e che provocherà immancabilmente l’arrivo di pensieri e aumenterà così l’ansia di riuscita rispetto all’addormentamento.
“Piccoli riti serali possono aiutarci a stare meglio e a riposare”.
La sera può essere utile ideare dei rituali come si faceva da piccoli, quindi individuare delle nuove abitudini che possano calmare e portare alla quiete (leggere un libro, fare una doccia, spegnere le luci e così via) con l’intento di non rendere la cosa rigida ma spontanea. È importante alleggerire la mente. È utile trasformare i pensieri, le possibili inquietudini, tutto ciò che è in agguato nella testa. Meglio scrivere piuttosto che rimuginare o prendere un momento a inizio serata per lavorare sui problemi e pianificare le attività del giorno dopo.