Molte storie senza amore possono tenere per ragioni diverse quali per esempio abitudine, figli, condizionamento sociale, interesse economico. Quella più frequente però è certamente la paura di stare soli, più frequente o quantomeno più evidente, nelle donne.
Così si portano avanti relazioni che si tengono più sul sacrificio che sulla serenità, instabili e cicliche rispetto alla vicinanza e lontananza emotiva del partner. Un “amore” che va e viene senza possibilità di progetto e quindi crescita. Se guardiamo più da vicino, conosciamo spesso una storia familiare che non ha fornito dal punto di vista emotivo e psicologico un sostegno adeguato, un nutrimento affettivo stabile, una base sicura su cui contare nel momento del bisogno, un riconoscimento del valore personale.
Costruiamo il senso del nostro valore e il diritto ad essere amati e considerati sulla base di queste prime importanti relazioni.
Cosa ci fa sentire l’altro in relazione è quindi una componente importante nella scelta del partner e nel sentimento che nutriamo. Se una persona fa vibrare quelle corde familiari legate alla sensazione di non amore, rifiuto, ansia e preoccupazione rispetto alla disponibilità dell’altro, potrebbe essere scelto per la voglia illusa di riscatto, di cambiare il finale della propria storia. Oppure il conflitto, l’aggressività, la distanza emotiva, sono stati appresi come aspetti legati alla relazione per cui inconsapevolmente ricercati. Molte donne mi raccontano che quando le cose vanno bene si annoiano. Siamo così finiti in una storia che imprigiona, che rende l’umore instabile come il rapporto, porta ad ansia e depressione, rabbia verso se stessi per la constatazione di “cascare ogni volta” in storie sbagliate e per il tradimento auto inferto rispetto al sacro diritto di stare bene. Siamo nel campo della dipendenza e non più dell’amore.
Dipendenza non è Amore. L’amore è un valore aggiunto, fa stare bene, nel litigio che normalmente accade tra partner la relazione non viene messa in discussione, è un amore stabile basato sul sentimento reciproco e sul rispetto dell’individualità e libertà dell’altro. L’amore consente di crescere, la dipendenza no!
La relazione con dipendenza porta ad un dispendio enorme d’energia fisica e psichica, per la sopportazione di una situazione che non appaga ma che ci si sta aspetta di veder decollare e dato l’impegno su qualcuno che vorremmo diverso-migliore.
La lotta “non posso stare con te-non posso stare senza di te” va osservata perché comunica qualcosa di importante riguardo a se stessi (spesso non è nemmeno vero che si sta soffrendo principalmente per il partner ma per ferite personali mai rimarginate-elaborate). Queste persone possono affermare “mi sono stancato/a di tutti, ho chiuso con l’amore”.
Il problema non è l’amore ma la strumentalizzazione della relazione per appagare bisogni di vecchia data. Solo quando si è completi si può sperare nell’incontro giusto. Non due metà ma due unità, questo l’incastro a cui tendere perché l’amore sia amore. L’amore è vicinanza, è condivisione, è lavoro di squadra, supporto reciproco ma per evolvere ha bisogno anche di capacità di indipendenza e di autonomia.